I Comuni attraversati

Testi a cura di Alfio Sciaresa

 

TIRANO



                      

Tirano, luogo di partenza del Valtellina Wine Trail, è una piccola città alpina che sorge nel punto più stretto della Valtellina. Situata a un'altitudine di 450 m essa è contornato dalle montagne: a sud le Prealpii Orobie valtellinesi, a nord il massiccio del Bernina e a nord-est quello dello Stelvio. L'abitato è situato nei pressi della confluenza dei fiumi Adda e Poschiavino e delle valli in cui questi scorrono, rispettivamente la Valtellina e la Val Poschiavina, quest'ultima pressoché interamente ubicata in territorio svizzero. L'importanza della sua posizione geografica, come crocevia degli scambi, tra il mondo germanico e quello italiano, seppe garantire un certo benessere, di cui danno testimonianza i bei palazzi signorili eretti tra XVI e XVII secolo.

Già i romani compresero l’importanza di questa posizione e quindi realizzarono il nucleo originario della città, ai piedi del pendio di Roncaiola, che si espanse poi sino alle sponde dell'Adda già in età imperiale. Tirano nella storia si è quindi sempre trovata in una posizione strategica di primaria importanza e, nei secoli successivi, di questa modesta cittadina si occuparono le Cancellerie di Parigi, Vienna, Venezia e Madrid. Infatti, chi possedeva il castello ed il relativo borgo fortificato possedeva le chiavi d’accesso all’Engadina, al lago di Como, all’Impero germanico ed alla Serenissima Repubblica di Venezia, i cui confini includevano la vicina Valcamonica. Il 29 settembre del 1504 ebbe luogo la miracolosa apparizione della Madonna al Beato Mario Omodei, che fece sì che Tirano divenisse importante meta di pellegrinaggi e portò alla costruzione, sul luogo del miracolo, del Santuario, tutt’oggi il più importante luogo di culto della valle. Grazie alla posizione geograficamente strategica di Tirano, la piazza Basilica e la zona circostante divennero sede della più importante fiera della provincia, che acquistò importanza sovraregionale richiamando commercianti da tutte le valli circostanti, dalla Svizzera al Tirolo, dalla Lombardia alla Repubblica di Venezia. Nel corso del Cinquecento a Tirano si costituì una comunità protestante. Il 19 luglio 1620 dalla città prese avvio la sanguinosa rivolta contro i protestanti e i Grigioni nota come Sacro macello, episodio con cui si aprì il lungo periodo delle guerre per la Valtellina.

Nei secoli successivi Tirano seguì le sorti del resto della Provincia di Sondrio ed entrò a far parte del Regno d’Italia, nel 1861.

Nel periodo fine Ottocento, primi anni del Novecento la sua posizione geografica ritornò ad avere un’importanza considerevole grazie al turismo nelle Alpi, che stava diventando un fenomeno di successo tra le classi agiate di tutto il mondo. Furono realizzati dei progetti molto interessanti nei quali Tirano diventava il punto di partenza per delle ferrovie di montagna che avrebbero dovuto collegarla a  St. Moritz, a Bormio e alla Valcamonica. Purtroppo problemi economici e la successiva Prima Guerra Mondiale, che si combatté anche sulle montagne vicine, permisero la realizzazione della sola parte svizzera del progetto che è il famoso trenino rosso del Bernina, proclamato Patrimonio dell’umanità dall’Unesco, nel 2008. Questo treno, attraversando la valle di Poschiavo e il Passo del Bernina, collega la Valtellina a Saint Moritz, seguendo un percorso che per la sua bellezza e per l'arditezza del tracciato è considerato tra i più interessanti al mondo. E’ infatti la più alta ferrovia d’Europa, i cui treni di colore rosso trasportano ogni anno sui binari a scartamento ridotto dai trecento ai quattrocentomila viaggiatori, quasi tutti stranieri, che contribuiscono a dare alla cittadina quelle caratteristiche cosmopolite che si riscontrano nelle grandi città.

Tipici della zona di Tirano sono, oltre a formaggi e salumi, la vasta produzione di mele sul versante orobico ed i vini (basti ricordare lo Sforzato) prodotti sui tipici vigneti a terrazzo del versante retico, dominati dalle frazioni Baruffini e Roncaiola. In tempi più antichi era diffusissima anche la coltivazione del grano saraceno, che ci ha lasciato famosi piatti tradizionali, a base di farina nera e formaggi, quali polenta nera, pizzoccheri ed il chisciol, piatto tradizionale di Tirano.

 

http://www.comune.tirano.so.it/

 


 

VILLA DI TIRANO

 

  

 

Lasciato Tirano la nostra gara entra nella parte retica del comune di Villa di Tirano (420 s.l.m. Ab. 2928). Il suo territorio è piuttosto esteso e comprende anche alcune aree sul lato sinistro dell’Adda che arrivano a salire sulle sponda orobica, sino ad Aprica.

La villa era originariamente una casa di campagna romana costruita per le classi sociali più elevate.

Dopo l'epoca romana il termine fu riferito ad una fattoria, solitamente fortificata, in Italia o nei territori gallo-romani. Era autosufficiente come un villaggio e i suoi abitanti, che potevano esservi legalmente vincolati in qualità di servi della gleba, erano chiamati "villani" o "villici".

Dal medioevo con il termine ville venivano soventemente identificati, in particolare nei documenti ecclesiastici, i villaggi soggetti ad una pieve. Villa di Tirano è ricordata in un documento del 1164 come Pieve di Villa appartenente, già prima del secolo XI, inizialmente ai Traspes e poi ai Beccaria.

Aveva una certa importanza perché qui si incrociava la strada che percorreva la Valtellina, detta Valeriana, con quella che, passando per la frazione di Stazzona, risaliva verso il passo dell’Aprica e da lì verso i territori dell’Est. A questo riguardo nel piano di Villa, sopra un'ampia distesa prativa, esiste ancora un antico ponte di sasso (forse del XVI secolo perché non è citato da Alberto Vignati in una sua famosa relazione dei primi del cinquecento), situato sul primitivo alveo dell'Adda.

Da visitare a Villa la Collegiata di San Lorenzo di bell'architettura, con un quattrocentesco campanile romanico e pregevoli opere all'interno, la Chiesa di Sant'Antonio, nell' omonima piazza, gioiello settecentesco affrescato dal Muttoni e, a Stazzona, la seicentesca Parrocchiale di Sant'Abbondio che conserva un dipinto ed un affresco di Cipriano Valorsa.

Nel paese è ben sviluppata la viticoltura, con i caratteristici vigneti a terrazzamento sulle pendici della montagna e sono presenti numerose Case Vinicole, con una pregiata produzione di vini Valtellina DOC. E’ rilevante anche la produzione di mele, in particolare di mele Stark e Golden, commercializzate dalla Cooperativa di Frutticoltori che ha sede a Villa.

 

http://www.comune.villaditirano.so.it/

http://www.distrettoculturalevaltellina.it/sites/default/files/1_SCARAMELLINI.pdf

 


 

BIANZONE

 

   

Il terzo comune attraversato dal Valtellina Wine Trail è Bianzone. Si tratta di un piccolo borgo, con circa 1200 abitanti, situato sul versante retico della valle e più precisamente sulla conoide del torrente Valle di Bianzone. Il centro storico è collocato sul versante Sud-Ovest della conoide stessa ed è dominato dalla chiesa parrocchiale di San Siro. La modesta espansione urbana, negli ultimi 20 anni, ha interessato la parte bassa del versante occidentale della conoide e il fondovalle, con un'edilizia rada e incoerente. Il versante Nord-orientale, per l'esposizione assai meno favorevole, è povero di case e coperto di meleti. Il paese era il luogo di soggiorno invernale di molte famiglie nobili del bormiese e dall'arcipretura di Bormio dipese anche la bella parrocchiale barocca di San Siro (XII secolo) con i suoi affreschi di Cipriano Valorsa (detto il Raffaello della Valtellina) datati 1548 e costituenti il Ciclo pittorico della "Vita della Vergine", di notevolissimo interesse, Di particolare importanza l'elegante palazzetto Besta che fu ai primi del '600 la residenza di un ramo dei Besta Azoues di Teglio e che dopo il 1757 fu acquisito dai nobili Lambertenghi. Presso la statale sorge uno dei monumenti sacri più significativi della Valle: il santuario della Madonna del Piano, di stile barocco, ristrutturato in periodo recente, e dal cui tetto emerge il preesistente campaniletto romanico. Interessante è anche l’antico convento, sede della tenuta agricola La Gatta, che è attraversato dal percorso della gara. L'agricoltura del paese vede in primo piano la coltivazione delle mele, non particolarmente specializzata ma fiorente, e quella dell'uva da vino, assai più ricca, sebbene gran parte dei terrazzamenti viticoli, a cominciare da quelli più alti, sia stata abbandonata e quindi invasa da colonie di Robinie.

 

http://www.comune.bianzone.so.it/

 


 

TEGLIO

 

                                                                                                                    

Teglio è adagiato su un ampio terrazzo soleggiato del versante retico, rivolto a mezzogiorno verso le alpi Orobie e collegato alle sue numerose frazioni e sparse contrade da una fitta rette stradale panoramica. In passato faceva parte del Comune di Teglio anche Aprica, situata a sud-est del territorio tellino, ora Comune indipendente. Fin dal III millennio a.C. questa zona ha attirato diverse stirpi grazie alla sua fertilità e al fatto che, sino alla regimazione dell’Adda e alla costruzione delle dighe, le zone sui versanti erano più adatte all'attività agricola rispetto al fondovalle paludoso. Nel periodo successivo la Valtellina viene assoggettata dall'Impero Romano e Teglio diviene "Castrum". Dopo la caduta dell'Impero Romano, Teglio, come la Valtellina, passa sotto il dominio di diversi popoli. Nel IV secolo viene annesso al Regno ostrogoto, nell'VIII secolo passa ai longobardi e nel biennio 951-952 viene conquistato da Ottone I. Nel 962 lo stesso Ottone I cede Teglio all'Arcivescovo di Milano. Successivamente l'intera Valtellina diviene una terra combattuta tra Milano e Como. Nel 1262 Teglio viene espugnato dai Milanesi e nel 1335 tutta la Valtellina diventa parte del Ducato di Milano. Nel 1432 Teglio viene distrutto durante degli scontri perché filoveneziano. A partire dal 1512 è soggetto alla Repubblica delle Tre Leghe e, da questa data, la sua storia segue le vicende del resto della provincia di Sondrio.

Tra i suoi innumerevoli luoghi ed edifici degni di nota e prestigio si ricordano alcune pietre miliari: Palazzo Besta, fiore all'occhiello dell'architettura nobiliare tellina ma anche valtellinese, antica dimora del 500 di stile rinascimentale, con annesso il museo Antiquarium Tellinum; la medievale torre "de li belli miri", simbolo del paese; la chiesa parrocchiale di S. Eufemia di Teglio risalente al XV secolo, con gli Oratori dei Bianchi e dei Neri; il Palazzo Cattani-Morelli; il Palazzo Comunale; il Palazzo Reghenzani-Cuco' (fine XV secolo inzio XVI secolo); la chiesetta romanica di S. Pietro; i Palazzi Cima-Juvalta. 

Il clima di Teglio è  freddo e soleggiato d'inverno e fresco d'estate, a causa dell'altitudine. E’ una località di soggiorno estivo ed invernale ed è considerato uno dei borghi più belli d'Italia, caratterizzato da bellezze naturali e culturali, dal verde incontaminato dei boschi e dei prati e dalle testimonianze di un ricco ed imponente patrimonio storico-artistico. Teglio è rinomato anche per le sue doti enogastronomiche grazie alla coltivazione del grano saraceno e alla produzione del pizzocchero, piatto principe della gastronomia Valtellinese la cui ricetta originale è ora tutelata dall'Accademia del Pizzocchero.

 

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CHIURO

 

                                                                                                                    

Si entra poi in Chiuro, (Ciüür in dialetto valtellinese), che è un comune di circa 2.500 abitanti situato nella media Valtellina, sulla sponda destra del fiume Adda a circa 10 km dal capoluogo.

Il nome del paese appare per la prima volta in documenti del X secolo, ma le sue origini si perdono in epoca preistorica, come testimoniano i reperti trovati nella frazione di Castionetto. Data la sua posizione di passaggio per l'attraversamento della Valle, Chiuro giocò spesso un ruolo da protagonista nel panorama storico valtellinese, in particolare nel XV secolo, periodo molto fiorente grazie all'operato di Stefano Quadrio, il feudatario e condottiero che ottenne dal duca di Milano l'ampliamento dei propri feudi ed esenzioni tributarie per aver contribuito a respingere il tentativo veneziano di occupare la Valtellina. Questa figura carismatica, che prelude al signore rinascimentale italiano, diede anche un forte impulso all'economia chiurasca, ampliando i commerci di vini, cereali, ferro e stoffe. Nei secoli successivi la storia del paese si sovrappone a quella del resto della Valtellina, ma, nel periodo risorgimentale, un chiurasco acquisito, Maurizio Quadrio, fu spesso al centro della lotta per l’indipendenza italiana. Egli fu infatti un famoso pubblicista e patriota italiano, di idee mazziniane e antimonarchiche, che percorse da protagonista tutta l’epopea risorgimentale.

Fino a pochi decenni fa il comune di Chiuro basava la propria economia quasi esclusivamente sulla produzione agricola e sulla viticoltura. Oggi il paese ha acquisito maggiore importanza anche negli altri settori: la Latteria Sociale di Chiuro ha subìto un grande sviluppo, così come l'area industriale sorta lungo la SS38, che comprende numerosi complessi manifatturieri dell'edilizia e capannoni commerciali. Inoltre, la fama di Chiuro quale importante centro della produzione enologica valtellinese ha reso il paese un'interessante attrattiva turistica: numerosi sono i ristoranti che offrono ai buongustai piatti tipici della cucina valtellinese: sciat, pizzoccheri, selvaggina e polente di ogni tipo, innaffiati dai generosi vini e dalla grappa di produzione chiurasca.

 

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PONTE IN VALTELLINA

 

                                                                                                                    

Dopo Chiuro la nostra gara entra nel territorio di Ponte in Valtellina, un comune che si estende sia sulla parte retica, sia sulla parte orobica della Valtellina. Certamente abitato in epoca romana, risulta dai documenti che il borgo assunse fisionomia autonoma dopo l'anno 1000, periodo in cui importanti nuclei familiari vi immigrarono da Como. Tra essi le famiglie Quadrio, sotto il cui controllo il prestigio di Ponte andò progressivamente accrescendosi e rafforzandosi. Sul finire del medioevo la comunità di Ponte presentava strutture territoriali ed istituzionali chiaramente definite e consolidate. I Quadrio, cui si erano nel frattempo aggiunte altre famiglie, quali i Guicciardi ed i Piazzi, continuavano ad esercitare forte influenza politica ed economica non solo in paese ma anche in valle, sino alla dominazione grigiona. Durante il XVI secolo giunsero a Ponte i Gesuiti che vi insediarono un collegio che operò sino al 1773. Questa presenza contribuì a fare del borgo un centro culturale di livello elevato che rese possibile anche il formarsi di eminenti personalità e incentivò i contatti con altre città.

Ponte è le patria di Stefano Quadrio, il vincitore dei Veneziani a Delebio (1432), del capitano Giovanni Guicciardi che ebbe tanta parte nella rivolta del 1620, dell'abate Francesco Saverio Quadrio, l'autore delle “Dissertazioni storiche sulla Valtellina” e di molte altre opere minori e del padre Giuseppe Piazzi, l’illustre astronomo scopritore di Cerere. Era pure oriundo di questa terra il conte Diego Guicciardi, statista d'acuto ingegno, che tenne durante l'epoca cisalpina e napoleonica, altissimi ufficii nel governo italiano e si mescolò attivamente per quasi mezzo secolo a tutti i rivolgimenti politici di Valtellina e di Lombardia. Di Ponte era pure il senatore Enrico Guicciardi, distinto patriota e uomo di governo, che nel 1866 condusse alla vittoria le milizie valtellinesi contro gli Austriaci allo Stelvio e che, prefetto a Cosenza, represse con molta energia il brigantaggio. Accanto ai nomi che danno lustro al paese, non vanno dimenticate le classi lavoratrici che consentirono a Ponte di assurgere a centro agricolo e commerciale, la cui economia si fondava largamente sulla coltura della vite e sul commercio del vino.

Da vedere la chiesa di Madonna di Campagna, di origine quattrocentesca e ricostruita nelle sue eleganti ed armoniose forme rinascimentali nel 1500. Attraverso via Roma e via Enrico Guicciardi, su cui si affaccia la settecentesca chiesa della Madonna del Buon Consiglio, si giunge poi nel cuore di Ponte. Piazza Bernardino Luini è la principale del paese. Vi si trovano il monumento a Giuseppe Piazzi, astronomo di fama internazionale, nativo di Ponte e scopritore dell'asteroide Cerere, l'ottagonale fontana in pietra e il lavatoio coperto. La chiesa parrocchiale di San Maurizio, patrono del paese, fu costruita nel XIII secolo ed ampliata nel 1347 e nel 1460. Sulla facciata principale, sopra il portale marmoreo tardo quattrocentesco, opera di Jacopo di Valsolda, si trova una lunetta affrescata da Bernardino Luini (XVI sec.), raffigurante San Maurizio e la Madonna col Bambino.

 

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TRESIVIO



Il comune di Tresivio presenta una conformazione orografica piuttosto semplice, ma caratteristica: origina dal fondovalle e sale verso monte con due strutture morfologicamente molto interessanti quali la Rupe del Calvario e il Conoide della Fiorenza (un’antica città sepolta, nel Medioevo, da una frana). È attraversato da due torrenti: il Rhon, che segna il confine fra Tresivio e Ponte, e la Rogna, delimitante di Tresivio e Poggiridenti, entrambi affluenti dell’Adda. Tresivio è un paese eminentemente agricolo, molto ricco di vigneti (caratteristici quelli sotto la Santa Casa) e meleti. A monte del centro una strada che risale il versante, procedendo tra i vigneti, conduce alle frazioni di Piedo, S. Abbondio, alla contrada Masotti e all’ultima Sant’Antonio. Proseguendo si giunge poi a Prasomaso (1200 mslm) dove, proprio in merito alla mitezza del clima e alla purezza dell’aria filtrata dagli innumerevoli pini e abeti che circondano la zona, alla fine dell’800 venne costruito uno dei primi sanatori italiani per affetti da tubercolosi.

Tresivio è un paese molto antico. I primi insediamenti nella zona risalgono a tempi remoti, confermate dal ritrovamento di un’importante lapide dall’iscrizione nord-etrusca (taluni studiosi la considerano retica) e di numerosi reperti di origini romane. Durante l’età del Medioevo il paese visse un momento di particolare espansione e grandezza: era a capo di una vasta Pieve comprendente Montagna, Faedo, Pendolasco (l’antico nome dell’attuale Poggiridenti), Boffetto, Piateda, Sazzo, Ponte, Chiuro, Castionetto e Castello dell’Acqua. Il Vescovo di Como, che aveva notevoli possedimenti nella zona, era solito risiedere nel palazzo vescovile di Tresivio per tre mesi all’anno. Durante la Signoria dei Visconti e degli Sforza (1325-1500), Tresivio diventò capoluogo della Valtellina: era la sede del Tribunale Supremo della Valle e il Governatore ducale era tenuto ad andare a Tresivio per l’amministrazione corretta della giustizia in Valtellina. Proprio sulla rupe del Calvario, chiamata “Motta”, sorgevano il palazzo del marchese Malaspina, capitano generale della valle per conto dei Visconti, la chiesa parrocchiale, le chiesette di San Michele e San Giovanni Battista, il palazzo vescovile ed infine il castello. Le guerre fra le fazioni guelfe e ghibelline rovinarono Tresivio: nel 1437 venne praticamente distrutto dal signore locale appartenente alla fazione guelfa. Con l’inizio della dominazione del Canton Grigioni (nel 1512), Tresivio perse il suo importante ruolo di capoluogo a favore di Sondrio, posto in un luogo più comodo per i trasporti, le comunicazioni, il passaggio di merci, l’ingrandimento dell’economia valtellinese e, non in ultimo, l’espansione fisica della città. Nel 1600 il paese si trovò coinvolto in prima persona nei difficili anni delle guerre di Valtellina, accompagnate da carestie ed epidemie tra cui la temibile peste del 1630. Il 30 novembre 1646 veniva posta la prima pietra di quella che adesso è la Santa Casa, in seguito divenuta il simbolo della comunità nonché della devozione dell’intera Valtellina alla Vergine Maria. La Santa Casa, che è uno dei più suggestivi luoghi di passaggio del Valtellina Wine Trail, è anche il monumento più importante di questo limes simbolico, segnato da grandi chiese barocche, che tracciava il confine tra la riforma protestante e il mondo italico, restato cattolico.

 

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POGGIRIDENTI

 

Dopo Tresivio la gara passa per Poggiridenti, il comune meno esteso della Provincia di Sondrio, situato tra le Alpi Retiche e la sponda destra del fiume Adda. Il suo territorio ha un clima mite e molto favorevole alla coltivazione della vite. Molto rinomata è la produzione del vino DOCG Valtellina Superiore Inferno, ricavato da uve prodotte da piccoli terrazzamenti, situati in anfratti rocciosi, dove le temperature estive sono molto elevate.

I primi insediamenti, documentati da reperti, in quest'area risalgono all'epoca romana. Il paese è una “corte” (piccolo beneficio concesso dall’imperatore a dei laici) all’interno della pieve di Tresivio. Le prime notizie certe risalgono al XII secolo: a quel tempo la zona, denominata Pendolasco, era una corte del comune di Tresivio. Dal toponimo deriva anche il nome della famiglia Da Pendolasco, che assunse la qualifica di nobile durante il XVI secolo. Come tutta la Valtellina, Pendolasco fu dominato dai francesi prima (1500-1512) e dai Grigioni poi (1512-1797). Durante l'epoca napoleonica il territorio fece parte della Repubblica Cisalpina e, dopo il congresso di Vienna, del Regno Lombardo-Veneto, come tutta la provincia di Sondrio. Durante la dominazione austriaca, corrispondente ad un periodo di pace e progresso, il fondovalle fu bonificato allo scopo di impiantarvi colture di granoturco e foraggio. Nel 1816 la pieve di Pendolasco si separò da Montagna, diventando Comune autonomo. Nel 1861, a seguito della seconda guerra di indipendenza e della cacciata degli austriaci, entrò a far parte del Regno d'Italia. Durante il Ventennio fascista, e precisamente il 10 ottobre 1929, il comune, con motivazioni piuttosto bizzarre (“…il nome di Pendolasco si presta a interpretazioni sconvenienti in contrasto con la sana giovinezza del paese, e che il Comune recentemente ampliato di territorio, seguendo il nuovo impulso demografico nazionale, si avvia a sicuro migliore avvenire.), cambia il nome in Poggiridenti.

 

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MONTAGNA IN VALTELLINA

 

                                                                                                                    

Montagna in Valtellina è un pittoresco borgo della media Valtellina, posto sulla celebre strada dei Castelli che si snoda sul versante retico dell’Adda, ad un'altitudine di 400/500 metri sul livello del mare, collegando Sondrio, Montagna, Poggiridenti, Tresivio e Ponte in Valtellina, per scendere poi sulla Statale n. 38 in corrispondenza di Chiuro e di qui risalire verso Teglio. Il territorio di Montagna, oltre al capoluogo, comprende diversi nuclei abitati, di cui i principali sono: Montagna Piano, ubicato lungo la Strada Statale n.38, a poco più di 2 Km dal centro abitato di Sondrio, la contrada Madonnina, la contrada Cà Vervio e la contrada Cà Paini. Il comune è attraversato dal torrente Davaglione, un tipico torrente di montagna che nasce presso le alte praterie alpine sovrastanti l'alpeggio di Mara e, dopo aver attraversato il paese, sfocia nel fiume Adda, sul fondovalle valtellinese. Nel bacino di alimentazione del torrente Davaglione si rinvengono interessanti fenomeni "le piramidi di Terra" dovuti ad erosione accelerata in depositi morenici tra cui la più caratteristica, che ha dato luogo a storie e leggende, è il "Capel del Diaul". Il pendio soleggiato del territorio, dalle contrade alte al piano, è stato in tempi antichi dissodato; con grande fatica e tenacia sono stati realizzati i tipici terrazzamenti nei quali si coltiva ancora oggi la vite che produce i rinomati vini DOC e DOCG, esportati anche all'estero, Rosso di Valtellina e Grumello. L’economia del paese si basa su attività commerciali e artigianali, sulla viticoltura e sull’allevamento del bestiame. Sorge a Montagna lo stabilimento più noto per la produzione della tipica bresaola valtellinese.

Montagna ha una storia antica e ciò lo si può dedurre, più che dalla scarsa storiografia, dal territorio. I reperti archeologici rinvenuti, i toponimi, i castelli, i resti di antichi nuclei nobili e rurali testimoniano che il territorio di Montagna fu abitato fin dai tempi più remoti, visse le lotte medioevali fra Guelfi e Ghibellini, fu residenza di nobili e ricche famiglie che avevano lasciato tracce di vita cortese nelle sale affrescate delle quattrocentesche e cinquecentesche dimore. Fece parte, dal punto di vista ecclesiale, della pieve di Tresivio e comprendeva nel proprio territorio anche Spriana, Marveggia, Pendolasco (l'attuale Poggiridenti) e Busteggia. Il 21 gennaio 1429 avvenne il distacco di Montagna dalla Pieve di Tresivio e la costituzione della parrocchia autonoma con sede nella chiesa di San Giorgio. Il paese fu dato in feudo ai De Capitanei di Sondrio, ma vi ebbero beni anche altre importanti famiglie nobili. Sulla sommità di una collina si fronteggiano due fortilizi, raro esempio di castello “gemino”: è Castello Grumello, di proprietà del FAI – Fondo per l’Ambiente Italiano che è anche uno degli scenari più spettacolari della nostra competizione. Da visitare sono anche la parrocchiale di S. Giorgio, fondata nel 1429, la chiesa della Madonna del Carmine con un pregevolissimo ciclo di affreschi di Sigismondo De Magistris e la chiesa di S. Maria Perlungo ove fu rinvenuta una lapide nord-etrusca, conservata al Museo Civico del capoluogo.

 

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SONDRIO

Il Valtellina Wine Trail si conclude a Sondrio. La città con un territorio di 20 km² circa è il meno esteso fra i 117 capoluoghi di provincia italiani. Sorge nella media Valtellina alla confluenza del torrente Mallero con l'Adda, alle porte della Valmalenco, sotto il massiccio della Corna Mara. La città è il centro principale della zona.

Il suo nome più antico è Sondrium che significa "terreno fatto lavorare direttamente dal padrone". Questi terreni situati sul versante Nord della valle, quelli sulle pendici delle Alpi Retiche per intenderci, furono strappati, in particolar modo a partire dal 1400, alle rocce e ai boschi dall'uomo che con un lavoro immane costruì i terrazzamenti per contendere alla montagna ulteriori terreni da adibire a vigneti. Da questi vigneti ancora oggi viene prodotto il vino Valtellina Superiore: Sassella e Grumello. I vigneti intorno a Sondrio rappresentano uno dei più straordinari e spettacolari esempi di trasformazione del territorio da parte dell'uomo, di ingegneria rurale, per sfruttare al meglio ciò che la natura mette a disposizione in una regione dove il clima certamente non rappresenta per l'agricoltura un elemento favorevole. Questi vigneti rappresentano ancora oggi un bene culturale prezioso al pari di altre opere dell'ingegno umano (cattedrali, ponti, quadri, ecc.) che siamo abituati a vedere e ad ammirare. Una passeggiata attraverso i sentieri che si snodano in mezzo alle vigne rappresenta per la sua bellezza e fascino un'esperienza unica nel suo genere. È possibile ammirare da vicino lo snodarsi dei terrazzamenti, con i loro muri a secco e gli ordinati filari delle vigne, nonché vedere da mezza costa il panorama della valle dell'Adda con lo sfondo delle cime innevate delle Alpi Orobie e verso Est quelle dell'Adamello.

Piazza Garibaldi, tipica piazza ottocentesca, è il cuore di Sondrio. Da qui si snodano, attraverso le stradine della "Sondrio vecchia", brevi itinerari che permettono di visitare la Sondrio antica, quella rinascimentale, quella barocca, quella neoclassica, quella moderna e quella contemporanea. All'interno dell'antico palazzo Sassi c'è il museo Valtellinese di Storia ed arte dove è possibile ammirare un'antica Stüa (antico soggiorno con pareti, pavimento e soffitto in legno) settecentesca in legno scolpito ed intagliato e dove è raccolta una ricca documentazione storica ed artistica sulla provincia di Sondrio dalla preistoria ai nostri giorni. Un'altra stüa, la più antica (XV° sec), completamente abbellita da figure ad intarsio, è possibile ammirarla all'interno del Palazzo Pretorio in piazza Campello e un'altra, di inizio secolo, presso la biblioteca.

Sondrio ebbe origini longobarde, anche se nel suo territorio sono state ritrovate testimonianze preistoriche e dell'età romana. Come tutta la Valtellina, in epoca romana, l’area di Sondrio appartenne al municipio di Como. Durante le invasioni barbariche e anche successivamente fu luogo di rifugio per i fuggiaschi, soprattutto dalla Val Padana, i quali portarono nuove conoscenze tecniche più perfezionate per la coltivazione della terra e per la lavorazione del legno, della lana, delle pietre e dei metalli. Ben presto sorse un castello dal quale un feudatario, in nome del vescovo di Como, dominava su tutta la pieve, che comprendeva quasi tutta la Valmalenco ed alcune terre vicine anche oltre l'Adda. Nel 1040 Enrico III di Franconia concesse la pieve sondriese alla famiglia dei Capitanei originaria di Vizzola e in questo periodo vennero costruiti il castello di S. Giorgio (ora monastero di S. Lorenzo) e il castel Masegra, che nel 1436 passò alla famiglia Beccaria e in seguito a quella grigiona dei Salis. Nel periodo delle lotte tra i comaschi Vitani (di parte guelfa) e i Rusca o Rusconi (ghibellini), Sondrio che era favorevole ai Vitani fu devastata nel 1309. Temendo le ire di Franchino Rusca, divenuto arbitro di Como, i sondriesi cinsero il borgo dapprima con una palizzata nel 1318 e poi nel 1325 con vere e proprie mura. Nel 1335 Sondrio cadde insieme a Como e a tutta la Valtellina nelle mani dei Visconti e nel 1450 si sottomise agli Sforza. Nel 1512, dopo un decennio di dominio francese, la Valtellina divenne suddita dei Grigioni. Lo sviluppo successivo di Sondrio è stato condizionato sia dalla sua posizione geografica nella valle, al crocevia delle direttrici nord-sud ed est-ovest, sia da una particolare situazione storico politica che, nel 1500, ha portato alla caduta del potere del Ducato di Milano e, n’area valtellinese, alla predominanza della Repubblica delle Tre Leghe. I governanti di questo stato capirono quasi subito che a Sondrio, proprio perché era al centro della valle e sull’incrocio delle strade che andavano a Milano, a Venezia, nei Grigioni e nel Tirolo, bisognava insediare il loro governatore. All’epoca Bormio e Chiavenna erano più grandi e più importanti di Sondrio, ma grazie al fatto di essere diventata la sede del potere grigione, la città divenne il capoluogo della valle. La sua vocazione per i servizi era già in questa sua origine e, in seguito, si sviluppò con l’apertura delle sedi delle varie agenzie statali, prima dell’Impero austroungarico, poi del Regno d’Italia, l’istituzione delle scuole più importanti, la creazione di alcune banche, la concentrazione di numerose famiglie nobili e di un’intensa attività commerciale e l’arrivo della ferrovia nazionale.

Oltre che per queste attività legate al terziario, Sondrio, almeno sino alla sua entrata nello Stato italiano, si ingrandì anche grazie alla produzione e al commercio del vino e all’allevamento dei bovini. A partire dalla fine dell’ottocento l’espansione di Sondrio venne poi favorita da un abbozzo di attività industriale. Grazie ai corsi d’acqua sorsero alcune filande e delle concerie. Alcune di queste attività ebbero un buon successo e continuarono a prosperare sino quasi ai giorni nostri. Non bisogna dimenticare che il cotonificio Fossati, nel suo periodo più florido, faceva ruotare su Sondrio sino a 2500 operai, divisi su tre turni giornalieri. Nel periodo appena successivo vi è una grossa crescita di tutti i lavori legati alle infrastrutture. La città diventa la sede di numerose imprese edili, ma anche degli uffici provinciali delle società statali per l’elettricità e per la telefonia (ENEL e SIP). Negli ultimi decenni  vi è una certa crisi di queste attività, ma un grande sviluppo del terziario, legato soprattutto al distretto bancario.

          

http://www.comune.sondrio.it/

 


 

CASTIONE

Dal comune di Castione parte il Sassella Trail: percorso breve, di circa 11 chilometri, unico in direzione ovest/est, introdotto nell’edizione 2015 del Valtellina Wine Trail per valorizzare le vigne della zona Sassella.

Castione Andevenno, piccolo paese alle porte di Sondrio è situato in una conca immersa nei vigneti. Il suo microclima felice mitiga i rigori dell’inverno e riveste i prati di un rinnovato e vivace color verde quando ancora nei comuni vicini domina la tonalità del giallo, favorendo la coltura della vite, da cui si trae un buon vino. La sua popolazione era storicamente occupata nell’agricoltura e nell’allevamento dei bovini da latte. Di probabile origine longobarda l’insediamento si caratterizza sin nell’antichità per la coltivazione della vigna tanto che già un documento del 1035 parla della vendita di una vigna di Andevenno, nel luogo detto “Runco de Onego”, mentre il famoso storico grigione Giovanni Guler Von Weinech, nel 1616, narra dei vigneti della frazione Grisun che, a suo dire, producevano “...il vino migliore e più forte di tutta la valle”, venduto anche alle corti imperiali. Questa tradizione continua ancora oggi con la presenza a Castione di alcune rinomate case vinicole e con l’organizzazione annuale di un prestigioso concorso enologico, il Ciapèl d’Or, abbinato ad una sagra enogastronomica.

Molto importante era anche l'allevamento del bestiame (bruno alpina) che, come in gran parte degli altri paesi valtellinesi, costringeva la popolazione ad una stagionale transumanza per garantire il pascolo. L'inverno si trascorreva in paese, la primavera e l'autunno alla media quota di maggengo e l'estate in montagna.

Nel paese si insediarono famiglie importanti: una delle più facoltose fu quella  dei Parravicini che divenne feudataria del vescovo di Como, ma la più potente fu senza dubbio quella dei Capitanei, originaria di Vizzola, che divenne proprietaria di Andevenno e dei territori circostanti, nonché di Ardenno, di Sondrio e della Valmalenco.

Nell’antichità e fino agli anni sessanta del 1900 la popolazione occupava la zona compresa tra la quota del vigneto ed il bosco ceduo. La pianura umida e malarica non veniva abitata, ma era sfruttata solamente per la fienagione estiva. Oggi la situazione è cambiata con una forte urbanizzazione della zona bassa del comune e la fascia popolata è compresa tra il fondovalle e la quota del vigneto.

          

http://paesidivaltellina.it/castione/index.htm

http://www.comune.castioneandevenno.so.it/